Cara, la più bella canzone d’amore mai scritta. Così l’hai definita una volta. E sentirla per caso, mi riporta a te e alle tue parole recenti.
Io lo so, la durezza che mi hai usato non era da te; era l’unica via di salvezza e hai fatto bene a percorrerla. Non ero in grado, non ero pronto a nulla.
Le ferite e i lividi, guarendo lasciano dei segni che ci caratterizzano; sapessi come sono affezionato a quelli che mi hai lasciato tu.
Il mio più grande rimorso, è di averti dato il tormento. Con le parole (fiumi insopportabili di parole scritte) e con i fatti, a volte perfino spaventandoti. Come se non fosse stato abbastanza per te dovermi perdere. Spero che tu mi abbia perdonato per questi lividi.
Che modo di comunicare, questo: incerto e complice; ma prudente, secondo la nostra peggiore abitudine. Noi due in combutta, tu che leggi le mie parole, io che infrango la promessa di non leggere le tue.
Avrei voluto scriverti per tuo padre. È stata la prima volta, dopo tanto tempo, che ho pensato di farlo. Ho scelto di no, ma mi è costato. Per lui, ti bacio.
Grazie, per le tue righe. Mi hanno scaldato con un calore dimenticato.